La storia delle Olimpiadi

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Salt Lake City 2002
Giochi della XIX Olimpiade invernale

A soli 5 mesi di distanza dal drammatico attacco alle Torri gemelle di New York, l'8 febbraio 2002 iniziarono quelle che l'opinione pubblica alla vigilia aveva definito le 'Olimpiadi della paura', tenuti a Salt Lake City nello Utah (USA). La cerimonia inaugurale fu abbastanza sottotono e la manifestazione in generale fu blindatissima e fu sicuramente percorsa da brividi extrasportivi di commozione ed emozione. Il presidente Bush aprì i Giochi sotto la sorveglianza di un nutrito gruppo di uomini armati composto da agenti di polizia, cecchini, uomini dell'FBI e della CIA.

La città, nonostante il massiccio dispiegamento di forze di sicurezza, si rivelò comunque meno triste del previsto: era opinione comune che il lutto nazionale eccezionale unito alla proverbiale austerità dei mormoni, molto rigidi nell'imporre limitazioni a tutto ciò che è divertimento e pesanti divieti concernenti specialmente le pratiche del fumo, dell'alcol e del sesso, portasse a una edizione triste e dimessa dei Giochi: invece riuscì a circolare persino una certa allegria di popolo, e la comunità olimpica dimostrò di saper reagire con coraggio e forza a qualsiasi tipo di tragedia.

La XIX edizione dei Giochi olimpici invernali registrò un programma composto di 78 prove che videro impegnati 2399 atleti (1513 uomini e 886 donne) in rappresentanza di 77 nazioni: per la prima volta si assistette alla gara di bob femminile. 18 furono le nazioni che andarono a medaglia, numero mai prima d'allora così elevato, a dimostrazione dell'estensione della competitività agonistica al di fuori dei paesi tradizionalmente leader nelle specialità degli sport invernali.

Salt Lake City 2002
Giochi della XIX Olimpiade invernale

Il dream team canadese

Nel hockey il Canada aspettava da quasi 50 anni un successo olimpico. La vittoria in finale per 5-2 sulla rappresentativa USA, in una sorta di derby della NHL, rinverdìi fasti dell'oro olimpico conquistato nel 1960 ai Giochi di Squaw Valley: nella squadra canadese, guidata in panchina da un grande del recente passato, Wayne Gretsky, spiccò un altro fuoriclasse, Mario Lemieux.

Un veterano da record

Il norvegese Kjetil Andre Aamodt, vincendo il titolo della combinata e quello del supergigante, divenne lo sciatore più decorato della storia delle Olimpiadi invernali, con 6 medaglie: i successi di Salt Lake City si aggiunsero infatti a quelli dei Giochi di Albertville, nel 1992 (un oro in supergigante e un bronzo nello slalom gigante) e a quelli dei Giochi di Lillehammer, nel 1994 (due argenti, nella combinata e nella discesa libera, e un bronzo, nel super G).

Una vittoria malgrado tutto

Ebbe molto del singolare l'impresa dell'australiano Steven Bradbury, vincitore sulla distanza dei 1000 m nello short track. Considerava già un successo, oltre che un onore essere presente alla sua terza Olimpiade, dopo la quale avrebbe chiuso una carriera lunga e meritoria ma senza mai grandi vittorie. E invece un'incredibile serie di circostanze fortuite - la caduta di due concorrenti e la squalifica di un terzo - gli spianò la strada della finale: anche in quest'ultimo atto, mentre si trovava ampiamente staccato dagli altri quattro avversari che si contendevano all'ultimo giro la vittoria, Bradbury fu ancora una volta baciato dalla sorte che, beneficiando di una caduta generale del gruppo in fuga, gli consentì di tagliare primo il traguardo. 'Forrest Gump' dello short track, Bradbury, pur riconoscendo l'eccezionalità delle circostanze che lo portarono a un insperato oro olimpico, interpretò questa singolare esperienza fortunata come il risarcimento di un decennio di attività agonistica che gli aveva anche provocato seri infortuni.

Irresistibile esordiente

L'olandese Jochem Uytdehaage, alla sua prima esperienza olimpica, mise a segno un formidabile exploit. Nel pattinaggio di velocitàvinse i 5000 m stabilendo il nuovo record del mondo; migliorò anche il primato dei 1500 nelle qualificazioni, ma venne battuto in finale e conquistò l'argento; infine, abbassando ancora una volta il limite cronometrico mondiale, si aggiudicò la medaglia d'oro dei 5000.

Campioni e campionesse

Il norvegese Ole Einar Bjoerndalen si aggiudicò tutte le medaglie d'oro nelle quattro prove di specialità nel biathlon, mentre al finlandese Sampa Lajunen andarono i tre titoli della combinata nordica.

Nello sci alpino storica prestazione della croata Janica Kostelic, con tre ori (slalom, slalom gigante e combinata) e un argento (supergigante). Nel salto con gli sci, lo svizzero Simon Ammann, appena ventenne, conquistò entrambe le prove individuali, nel trampolino K90 e nel K120, mentre nel pattinaggio di velocità su ghiaccio la tedesca Claudia Pechstein si laureò campionessa olimpica per la terza volta consecutiva nella distanza dei 5000 m, oltre a imporsi per la prima volta nei 3000. La pattinatrice Yang Yang conquistò per la prima volta un titolo olimpico invernale per la Cina: due ori, nei 500 e nei 1000 m, e un argento nella staffetta.

Altro record venne stabilito dalla statunitense Vonetta Flowers, frenatrice in coppia con Jill Bakken nel bob, e dal canadese Jerome Iginla, hockey, primi atleti afroamericani a vincere un oro ai Giochi invernali.

Giochi paraolimpici

Quattro sport furono inclusi nel programma a Salt Lake City, e tutte le gare vissero momenti da ricordare.

Il medagliere finale vide i padroni di casa fare la parte del leone: 43 fu il numero complessivo di allori vinti dagli atleti statunitensi. La Germania però contese il primato nella classifica con 17 ori finali. Norvegia, Austria e Russia completato il quadro delle prime cinque.

Il team tedesco brillò particolarmente nelle gare di Biathlon, con Verena Bentele, Josef Giese e Wilehelm Brem che vinsero tutti gli ori. Il norvegese Ragnhild Myklebust vinse l'oro in tutte e quattro le gare di cross country nella classificazione 12 LW, oltre a una medaglia d'oro nel biathlon.

Medagliere

Testa a testa nel medagliere finale per la palma di migliore nazione tra Germania e Stati Uniti. La spuntarono i tedeschi che vinsero 36 medaglie (12 ori) contro le 34 dei padroni di casa (10 ori). A vincere però più ori in assoluto fu la Norvegia che ne conquistò ben 13.

L'Italia fece segnare un passo avanti rispetto alla disastrosa partecipazione di Nagano '98. Il bottino finale fu di 13 medaglie, di queste 4 ori, 4 argenti e 5 bronzi.

Salt Lake City 2002
Giochi della XIX Olimpiade invernale

Particolarmente ricco il bottino di medaglie della spedizione italiana, che consentì agli Azzurri di giungere settimi nella virtuale classifica per nazioni.

Nello slittino individuale conquistò l'oro Armin Zoeggeler. D'argento la medaglia vinta nei 5000 m staffetta dello short track, con la squadra formata da Antonioli, Carnino, Carta, Franceschina e Rodigari. Nello sci alpino le sorti azzurre furono sorrette più che onorevolmente dalla squadra femminile che ottenne una sorprendente vittoria nel supergigante con la laziale Daniela Ceccarelli; una medaglia d'argento - con qualche rimpianto d'oro - con Isolde Kostner nella discesa libera; e un bronzo con Karen Putzer sempre nel SuperG.

Ma le soddisfazioni migliori giunsero dallo sci di fondo, dove si assistette allo strepitoso acuto di Stefania Belmondo, vincitrice dell'oro nella 15 e dell'argento nella 30 km, gara nella quale conquistò l'oro Gabriella Paruzzi, anche per la squalifica per doping dell'atleta russa giunta prima al traguardo.

La staffetta maschile nella 4x10 km ottenne uno splendido secondo posto e medaglia d'argento; Cristian Zorzi raggiunse il bronzo nella gara sprint da 1,5 km. Infine un bronzo arrivò anche dallo snowboard, nella specialità slalom gigante parallelo, per merito di Lidia Trettel.

Salt Lake City 2002
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salt lake city 2002 Per avere una panoramica completa delle immagini della XIX olimpiade invernale vai alla pagina ufficiale del CIO.

Foto

Video
Vista del Rice Eccels Stadium.

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Giochi della XIX Olimpiade invernale

Nel corso della cerimonia inaugurale otto atleti statunitensi portarono la bandiera nazionale recuperata fra le rovine delle Torri Gemelle. Il tedesco Georg Hackl, argento nello slittino, divenne il primo atleta nella storia delle Olimpiadi a salire sul podio per la quinta volta consecutiva (da Calgary 1988 a Salt Lake City 2002) nella stessa prova individuale.

Il bob maschile vide la presenza di un regnante tra gli atleti. Alberto di Monaco, futura guida del Principato, giunse alla sua quinta Olimpiade, finì penultimo, alla de Coubertin, comunque soddisfatto di aver partecipato.

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