La storia delle Olimpiadi

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Berlino 1936
Giochi della XI Olimpiade

La città di Berlino fu scelta come sede dei Giochi Olimpici del 1936 prima che Adolf Hitler diventasse cancelliere del Reich. In un primo tempo il Führer non si dimostrò affatto entusiasta di ospitare "quell'indegno festival organizzato dagli ebrei". Ma cambiò idea quando qualcuno dei suoi collaboratori gli fece notare che le Olimpiadi avrebbero potuto diventare una formidabile arma di propaganda, mostrando al mondo la grandezza del popolo tedesco, la superiorità della razza ariana e la perfezione del modello statale fondato sulla dottrina del nazionalsocialismo.

Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi non bastava un'organizzazione precisa ed efficiente, occorrevano anche scenari grandiosi, cerimoniali altamente suggestivi e, naturalmente, il predominio sportivo degli atleti tedeschi. Hitler non badò a spese: fece costruire uno stadio della capienza di 100.000 spettatori, e accanto fu approntato un campo di parata dove si potevano riunire addirittura 500.000 persone. Queste due strutture facevano parte di un complesso denominato "Reichssportfielde" (campo sportivo del Reich), che aveva nel gigantismo il suo tratto dominante. Il villaggio olimpico maschile, formato da bellissime villette e campi di allenamento, sorse in un sobborgo di Berlino, mentre le donne risiedevano vicino allo stadio nella Casa della pace.

Boicottaggio e contro-olimpiadi

In realtà nel mondo non tutti erano disposti a stare al gioco della Germania nazista; negli Stati Uniti si formò persino un movimento per il boicottaggio delle Olimpiadi, visto con favore anche dal presidente Roosvelt, che inviò un osservatore in Germania per rendersi meglio conto della situazione. L'osservatore, Avery Brundage, miliardario ultraconservatore e futuro presidente del CIO, tornò in patria entusiasta dell'operato dei tedeschi. Gli atleti statunitensi furono dunque presenti ai Giochi di Berlino; tuttavia, tra le contro-olimpiadi che furono organizzate in vari paesi del mondo, le meglio riuscite ebbero luogo proprio nei pressi di New York, in contemporanea con lo svolgimento dei Giochi ufficiali.

La cerimonia di apertura si tenne il 1° agosto, in un tripudio di svastiche, con 120.000 persone che gridavano freneticamente "Heil Hitler"; il cerimoniale fu molto solenne e culminò con l'ingresso nello stadio di un tedoforo recante la fiaccola accesa a Olimpia.

Le prime riprese televisive

Dal punto di vista tecnico e organizzativo tutto funzionò alla perfezione, dallo svolgimento delle gare alla distribuzione del vitto agli atleti, dalle riprese televisive (le prime nella storia olimpica) a circuito chiuso alla pubblicazione di un bollettino quotidiano, l'Olympia Zeitung, stampato in 14 lingue con una tiratura di 300.000 copie. Il numero dei partecipanti raggiunse il numero iperbolico di 3963 (331 donne), in rappresentanza di 49 comitati olimpici.

Il programma risultò appesantito dall'introduzione delle prove di canoa, di pallamano, di pallacanestro (che era comparsa per l'ultima volta nel 1904) e di baseball (a livello dimostrativo). In aggiunta si tennero sfilate e saggi della gioventù hitleriana in salsa neoclassica, con fanciulle in camicioni bianchi di sapore vagamente ellenico. Il vero miracolo fu comprimere questo programma sterminato nelle ormai canoniche due settimane di durata dei Giochi.

Berlino 1936
Giochi della XI Olimpiade

L'ottima prova degli atleti tedeschi

L'indimenticabile dimostrazione di forza, che doveva stupire e intimorire il mondo, certo sarebbe rimasta incompleta (e in certo senso sarebbe stata vana) se i figli della Germania non avessero trionfato nelle competizioni sportive. Anche in questo senso la preparazione fu meticolosa, e culminò in un ritiro di tre mesi nella Foresta Nera per tutti gli atleti della rappresentativa tedesca. I risultati furono più che soddisfacenti: alla fine il medagliere della Germania risultò il più ricco, con 36 medaglie d'oro contro le 24 degli Stati Uniti. Tuttavia il Führer, e con lui tutto l'apparato, furono messi in crisi da alcuni fastidiosi incidenti di percorso. I più universalmente noti sono quelli legati alla figura di Jesse Owens.

Jesse Owens: uno smacco per il Führer

Jesse, nonostante un fisico apparentemente non eccezionale (m 1,79 per 75 kg) era un atleta straordinario, che giunse a Berlino con un patrimonio di 6 record mondiali e una fama di assoluta imbattibilità nelle gare veloci e nel salto in lungo. Senza neppure dare l'impressione di impegnarsi allo spasimo, Owens conquistò la medaglia d'oro nei 100 e 200 m piani, nella staffetta 4x100 m e nel salto in lungo, battendo o eguagliando il record mondiale in tutte le prove, escluso il salto in lungo. In questa ultima specialità, peraltro, il primato già gli apparteneva, e sarebbe resistito 25 anni. Per quattro volte Hitler lasciò lo stadio per non essere costretto a premiare il nero Owens, come faceva con i vincitori bianchi.

Il Führer evitò di complimentarsi anche con il vincitore della maratona, il coreano Kitei Son, che corse sotto le insegne del Giappone (la Corea era occupata dall'esercito giapponese). Coreano o giapponese, Kitei Son era sempre un "giallo", e doveva passare ancora un certo lasso di tempo prima che esigenze politiche e militari inducessero i nazisti a gratificare i giapponesi con il titolo di "ariani onorari".

Nell'atletica maschile prevalsero gli americani (buona parte erano neri), mentre i tedeschi si aggiudicarono solo i concorsi del peso, del giavellotto e del martello. Nel nuoto le gare maschili vissero del duello tra americani e giapponesi e nella maggior parte dei casi furono questi ultimi ad avere la meglio; i tedeschi si imposero nel canottaggio (5 titoli), nella pallamano, nella ginnastica (6 titoli), nel pentathlon moderno e nell'equitazione.

Le olimpiadi in rosa

Nell'atletica, le donne tedesche si fecero più onore, conquistando 7 medaglie anche se su tutte spicca la diciottenne Helen Stephens, vincitrice dell'oro nella staffetta 4x100 e nei 100m piani, che con i suoi 11.5 batte la polacca Stanislawa Walasiewicz, un successo così portentoso da spingere il Führer a invitarla per un week end, invito cortesemente rinviato al mittente. Nel nuoto netta supremazia delle atlete olandesi che si distinsero vincendo 4 medaglie su 7.

Medagliere

Nonostante gli incredibili sforzi economici e di propaganda, a conquistare il maggior numero di medaglie a Berlino non fu la Germania bensì gli Stati Uniti, che prevalsero sui tedeschi vincendo 89 medaglie contro 56 (33 ori per gli USA, 24 per i tedeschi). Terzo posto per l'Ungheria, che guadagnò 16 allori in totale.

Berlino 1936
Giochi della XI Olimpiade

La rappresentativa italiana, formata da 182 atleti (13 donne) tornò in patria con 8 medaglie d'oro, 9 d'argento e 5 di bronzo. Nell'atletica l'unica medaglia d'oro venne dalla diciannovenne bolognese Trebisonda Valla detta "Ondina", vincitrice negli 80 m ostacoli. Nella scherma, grazie alle imprese di Edoardo Mangiarotti, gli Azzurri si aggiudicarono tutti i titoli tranne quello di sciabola che andò agli Ungheresi. Nella spada addirittura tutto il podio fu italiano: Riccardi, Ragno e Cornaggia-Medici si piazzarono rispettivamente primo secondo e terzo.

L'oro nel calcio

Ma la vittoria che destò in Italia il maggiore entusiasmo fu quella nel torneo di calcio, che assegnò al nostro paese l'ultima medaglia in palio alle Olimpiadi del 1936. Il commissario tecnico Vittorio Pozzo, che due anni prima aveva guidato gli Azzurri alla conquista della Coppa del Mondo, portò a Berlino una squadra di giovani, formalmente presentati come studenti, dunque non professionisti.

In ogni caso non si trattava della formazione migliore che il calcio italiano potesse schierare: nonostante ciò, superando in semifinale la Norvegia e in finale l'Austria (in entrambi i casi ai supplementari), gli Azzurri conquistarono il titolo olimpico. Tra i componenti di quel gruppo si distinsero soprattutto i terzini della Juventus, Foni e Rava, e l'occhialuto attaccante dell'Ambrosiana-Inter, Annibale Frossi, autore di goal decisivi.

Berlino 1936
Giochi della XI Olimpiade

helsinki 1952 Per avere una panoramica completa delle immagini della XI olimpiade vai alla pagina ufficiale del CIO.
L'atleta italiano Giuseppe Dordoni conquista la medaglia d'oro nei 50 km di marcia.

Berlino 1936
Giochi della XI Olimpiade

Il cerimoniale di inaugurazione dei Giochi di Berlino fu molto solenne e culminò con l'ingresso nello stadio di un tedoforo recante la fiaccola accesa a Olimpia e arrivata nella capitale tedesca dopo un viaggio di 3.075 km, grazie a staffette che avevano percorso 1 km a testa. Da allora tale procedura si sarebbe ripetuta a ogni edizione delle Olimpiadi.

Turismo olimpico

Fatto del tutto inedito, le Olimpiadi furono anche causa di un forte flusso turistico; più di 2000 treni speciali portarono a Berlino circa 200.000 stranieri. Forse per nascondere ai loro occhi certi aspetti poco tranquillizzanti della realtà tedesca, il regime fece togliere dai locali pubblici i cartelli con la scritta "Gli ebrei sono indesiderati".

Olimpiadi al cinema

Il film sull'Olimpiade fu commissionato a Leni Riefenstahl, di fede nazionalsocialista, che aveva già documentato il congresso del partito nazista del 1933. Il titolo fu Olympiae venne realizzato con una troupe di 33 persone e 14 cineprese, mezzi subacquei e macchine automatiche nei punti impervi. Il film è un inno al bello, al gesto, al corpo umano, con ampio utilizzo del nudo. Hitler vi appare solo due minuti, Owens ne esce bene, il decathleta USA Glenn Morris, di cui Riefenstahl si invaghì, è la star. A Venezia, il film fu presentato in due parti, nel 1938, il CIO lo premiò l'anno dopo.