La storia delle Olimpiadi

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Anversa 1920
Giochi della VII Olimpiade

Nell'aprile 1919 il Comitato Olimpico Internazionale riunito a congresso doveva scegliere la sede dei Giochi che avrebbero salutato il ritorno alla pace e a una vita normale dopo quattro anni di guerra, 8 milioni e mezzo di morti e oltre 21 milioni di feriti. Si era pensato a Parigi, ma la Francia rinunciò perché non si sentiva in grado di allestire un'edizione dei Giochi tale da far dimenticare il fallimento di vent'anni prima.

La scelta cadde allora su Anversa, città simbolo di un piccolo paese, il Belgio, martire del conflitto appena concluso. Moralmente si trattò di una decisione molto apprezzabile, ma restavano da risolvere problemi pratici di non poco conto. Il Belgio era infatti uscito dalla guerra stremato e non poteva, da solo, farsi carico dell'organizzazione dei Giochi. Fortunatamente giunsero considerevoli finanziamenti da parte dei grandi commercianti fiamminghi di diamanti e anche dal comando del corpo di spedizione americano che aveva combattuto nel Vecchio Continente.

Olimpiadi austere

Fu rapidamente costruito uno stadio, intitolato al generale Pershing, comandante delle truppe americane in Europa. Nessun'altra struttura vide la luce in funzione olimpica: i Giochi si svolsero in un'atmosfera di assoluta austerità, con gli atleti che dormivano su pagliericci all'interno di edifici scolastici e venivano trasportati a bordo di autocarri militari. Si fece a meno anche delle medaglie d'oro, sostituite da esemplari meno costosi in argento dorato. Quella di Anversa fu certo un'Olimpiade ancora segnata dalle distruzioni della guerra; tuttavia fecero la loro apparizione alcune novità destinate a durare: il giuramento olimpico, la bandiera con i cinque cerchi di diverso colore intrecciati, la pista per l'atletica lunga 400 metri e la piscina di 50 metri. Gli atleti partecipanti furono più di 2600 (di cui 78 donne), in rappresentanza di 29 paesi.

Gli assenti

Anche se formalmente il Comitato Olimpico Internazionale non decretò alcun ostracismo, non vennero invitate ad Anversa le rappresentative dei paesi sconfitti: Germania, Austria, Ungheria, Bulgaria, Turchia. Furono assenti anche i russi, alle prese con una terribile guerra civile. Se il numero dei paesi partecipanti per forza di cose si sfoltì, crebbe a dismisura quello delle discipline in programma, con il risultato che i Giochi durarono da aprile a settembre e molte gare furono totalmente ignorate dal pubblico.

I risultati tecnici, nel complesso, non furono esaltanti e la cosa non deve meravigliare, visto il livello non eccelso delle attrezzature (la pedana per i salti e le piattaforme per i lanci erano coperte d'erba, e la pioggia continua le rese estremamente sdrucciolevoli), per non dire del fatto che la maggior parte degli atleti negli anni precedenti più che ad allenarsi aveva dovuto pensare a combattere. Non appare certo casuale il grande successo dei nordici, rimasti fuori dalla guerra.

Anversa 1920
Giochi della VII Olimpiade

Il mito di Paavo Nurmi e Kahanamoku

Il grande protagonista dei Giochi fu proprio un nordico, il finnico Paavo Nurmi, vincitore dei 10.000 m piani, e dei 10.000 m di corsa campestre singola e a squadre. Nurmi, uno dei più grandi fondisti di ogni tempo, iniziava così una carriera lunga e straordinaria, che lo avrebbe visto trionfare anche nel 1924 a Parigi e nel 1928 ad Amsterdam. Oltre che sulle notevolissime qualità fisiche, Nurmi fondava le sue vittorie su una condotta di gara per quei tempi innovativa, consistente nel percorrere l'intera distanza a ritmo costante, secondo una tabella di marcia studiata in allenamento. Nel nuoto l'hawaiano Paoa "Duke" Kahanamoku otto anni dopo Stoccolma, rivinse i 100 m stile libero, permettendosi anche di migliorare di 3 secondi il suo record.

Una medaglia da Nobel

Nei 1500 m all'argento arrivò Philip Noel-Baker, un pacifista quacchero che fu tra i fondatori della Società delle Nazioni. Lasciato lo sport, Noel-Baker divenne un importante uomo politico e nel 1959 vinse il Nobel per la pace.

Le olimpiadi in rosa

Tra le donne va ricordata l'impresa di Aileen Riggin. Giunta ad Anversa quasi per scommessa, aveva da poco compiuto 14 anni. La Riggin aveva imparato a nuotare nella baia di Manila, nelle Filippine, e a tuffarsi a Long Island. Con lei in squadra c'era Helen Wainwright, di pochi giorni più grande, che l'aveva preceduta ai Trials. Nei tuffi da 1 metro gareggiarono solo quattro ragazze americane. Riggin batté Wainwright e restò la più giovane vincitrice olimpica fino a quando a Berlino nel 1936 non conquistò l'oro un'altra teenager americana, Marjorie Gestring, tre mesi prima di compiere 14 anni.

Medagliere

La parte del leone nel medagliere finale la fecero gli Stati Uniti, che guadagnarono un totale di 95 medaglie, seguiti nelle posizioni di rincalzo dalla Svezia e dal Regno Unito. L'Italia si classificò settima, portando a casa in totale 23 allori, di cui ben 13 d'oro.

Anversa 1920
Giochi della VII Olimpiade

L'atletica italiana scoprì ad Anversa un eroe inatteso: il diciottenne milanese Ugo Frigerio, il quale, iscritto all'ultimo momento alla gara dei 10 km di marcia per fare esperienza, vinse sorprendentemente la medaglia d'oro, ripetendosi poi nei 3 km.

Ancora più grande fu l'impresa di Nedo Nadi. Il formidabile schermidore livornese, portato in trionfo dagli stessi avversari, conquistò 5 medaglie d'oro (tra gare individuali e a squadre). E ne avrebbe sicuramente vinte altre nella successiva edizione delle Olimpiadi, se non fosse passato professionista.

Nella ginnastica l'Italia trovò nel milanese Giorgio Zampori un leader di grande valore, anche se non al livello di Braglia. Zampori fu medaglia d'oro nel concorso generale individuale e trascinò i compagni alla vittoria nel concorso a squadre.

Una sorte... d'argento

Nella prova di sollevamento pesi, categoria pesi medi, Pietro Bianchi e lo svedese Albert Petterson, si piazzarono entrambi secondi con 237,5 kg. Persino lo spareggio non poté sciogliere la parità. Per la prima e unica volta nella storia delle olimpiadi la medaglia venne assegnata mediante lancio di una moneta. La sorte favorì l'italiano.

Anversa 1920
Giochi della VII Olimpiade

anversa1920 Per avere una panoramica completa delle immagini della VII olimpiade vai alla pagina ufficiale del CIO.
La squadra italiana di scherma medaglia d'oro di sciabola.

Anversa 1920
Giochi della VII Olimpiade

Ai giochi di Anversa venne pronunciato per la prima volta il giuramento olimpico. A farlo fu lo schermidore belga Victor Boin che davanti alla platea così si pronunciò: «Giuriamo di presentarci ai giochi olimpici come concorrenti leali, rispettosi delle norme che li regolano e desiderosi di partecipare con spirito cavalleresco, per la gloria dello sport e l'onore dei nostri paesi.» Da allora il giuramento è una prassi di apertura ripetuta a ogni edizione dei Giochi.

Ad Anversa 1920 ci fu il definitivo riconoscimento ufficiale del CIO della partecipazione delle donne alle gare (fino ad allora infatti non sempre alle ragazze era data la possibilità di partecipare); vennero poi definite le lunghezze delle piscine olimpioniche (50 m.) e delle piste d'atletica (400 m.).

Per la prima volta nella sua storia la delegazione italiana gareggiò con una tenuta azzurra, il colore che divenne poi rappresentativo delle compagini sportive del nostro Paese.

Anversa 1920
Giochi della VII Olimpiade