Il fascismo aveva accentuato il ruolo subalterno della donna nei confronti dell’uomo, assegnandole il compito di dare figli alla patria e di occuparsi esclusivamente della famiglia. Per questo, durante il ventennio, le donne italiane furono tenute lontane da ogni incarico di responsabilità e furono penalizzate in ogni settore: in campo lavorativo percepivano, a parità di mansioni, una paga inferiore a quella degli uomini ed erano le prime ad essere licenziate; nel campo dell’istruzione frequentavano fino alla quinta elementare e solo in pochi casi potevano proseguire gli studi.
Al contrario di quanto accadeva nel resto d’Italia, in Carnia, negli anni del regime fascista, le donne non si limitarono ad occuparsi della casa e dei figli, ma furono obbligate a badare ai prati e al bestiame, a gestire cioè, in piena autonomia, la famiglia e i beni, perché la mancanza di risorse aveva costretto la maggior parte degli uomini abili al lavoro ad emigrare all’estero.
Attraverso i documenti proposti nel laboratorio (l’atto costitutivo di una organizzazione femminile sorta durante la guerra e le riproduzioni, scritte o filmate, di interviste) avrai modo di scoprire come molte di queste donne friulane arrivarono ad essere pienamente consapevoli sia del ruolo primario che svolgevano nella società, sia della necessità di far fronte in prima persona alla drammatica situazione creatasi dopo l’8 settembre 1943, nella certezza di combattere per un futuro libero da oppressioni, ingiustizie e guerre. |
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L'interrogazione dei documentiL'associazionismo femminile
Una rivista al servizio delle donne
Esempi di solidarietà femminile
Le donne e la lotta armata
Imparare a fare l’infermiera
Lavorare in fabbrica e occuparsi dei figli
Usare le arti femminili per diventare una spia
Protagoniste della resistenza
L'interpretazione dei documentiLa scrittura finaleIl ruolo della donna.pdf |