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Come sopravvivere durante un assedio
Dalla Relazione della Giunta di Governo della Zona libera della Carnia nel periodo settembre-ottobre 1944, di Nino Del Bianco.

Se la prima disposizione in ordine di tempo presa dalla Giunta di Governo fu il regolamento degli organi comunali di Governo, la prima e più grande preoccupazione di tutti era sempre stata, fin dall’inizio della “Zona libera” il problema alimentare. Bisogna ricordare che le truppe tedesche e le forze fasciste avevano creato intorno alla zona un sistema di cintura chiusa che non permetteva il minimo transito di uomini e di merce, tutti i ponti erano guardati da posti di blocco, tutte le strade che portavano alla zona erano continuamente percorse da pattuglie motorizzate e da autoblinde che sorvegliavano il transito. La zona stessa, in particolar modo la Carnia e le valli del Friuli occidentale, era assolutamente insufficiente a provvedere al proprio vettovagliamento con le risorse del luogo e in modo particolare per quanto si riferisce al grano e al granoturco. Fu necessario organizzare un vero e proprio servizio generale di rifornimento dalla pianura. E in ciò furono di grande aiuto, perché unicamente attraverso di loro l’organizzazione di rifornimento ebbe il modo di realizzarsi, le forze partigiane e le donne di Carnia.
I partigiani con un mirabile servizio di collegamento con i loro compagni dell'Intendenza Montes (così chiamata dal nome di copertura del suo fondatore Silvio Marcuzzi, era un'organizzazione di reperimento di viveri, medicinali, ecc., che operava in pianura ed era di supporto alle formazioni partigiane di montagna) operanti nelle zone di pianura, organizzavano i convogli che partivano con camion da tutti i paesi della zona. Attraverso la Val Meduna i camion, carichi di donne, si recavano fino a Meduno, dove trovavasi l’ultimo posto di blocco partigiano.
  Queste donne, dopo essere state rifocillate ed ospitate a cura di una ottima organizzazione esistente in luogo, venivano inviate nottetempo con delle guide su carri a trazione animale, attraverso carrarecce in mezzo ai campi nei paesi di pianura, generalmente verso la zona circostante Gruaro. Esse erano fornite di un lasciapassare e di un buono di prelevamento (Kg. 50 per famiglia). Con questo si presentavano alle formazioni della Montes che provvedevano a far rifornire loro dai contadini il grano che questi avevano preventivamente sottratto all’ammasso. (L'ammasso era il conferimento obbligatorio del grano e del mais e di altri generi alimentari alle truppe di occupazione. I contadini evitavano di effettuare questo conferimento e sottraevano i generi alimentari alle requisizione tedesche e fasciste, nascondendoli in luoghi sicuri).
Nella nottata seguente a volte su carri, più spesso a piedi, le donne rifacevano la strada di ritorno fino a Meduno, cariche di vettovaglie. A Meduno il grano veniva caricato su camion che portavano il prezioso carico fino ai paesi.
In 15 giorni, grazie al coraggio e all’organizzazione dei partigiani e allo spirito di sacrificio delle donne carniche, si riuscì a portare in zona libera la non indifferente quantità di 5.000 quintali di grano.
Dopo i primi giorni di assestamento la media di quintali che il centro di Meduno riusciva a smistare era di 500 al giorno. Come sopravvivere durante un assedio.pdf

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