Oltre a misurare la percentuale di territorio nazionale salvaguardato, esistono altri indicatori utili per valutare il rapporto tra l’uomo e l’ambiente e per misurare l’intensità nel consumo delle risorse naturali.
Questi indicatori fotografano la situazione attuale e diventano strumenti indispensabili di pianificazione per le politiche ambientali.
Gli indicatori ambientali vengono suddivisi in due grandi categorie: gli indicatori composti e quelli semplici.
L’Indice del pianeta vivente o Living Planet Index (LPI) raggruppa tre differenti indicatori:
L’indice composto mostra che dal 1970 al 2008 è scomparso complessivamente il 28% del capitale naturale.
L’Impronta ecologica o Global footprint è un indice utile per valutare la pressione che l’umanità esercita sul pianeta. Misura, infatti, quanta superficie, in termini di terra e acqua, la popolazione umana necessita per produrre le risorse che consuma e assorbire i rifiuti che produce.
Da alcuni decenni l’umanità consuma più di quanto la natura riesca a rigenerare: oggi la Terra necessita di un anno e quattro mesi per rigenerare quello che noi utilizziamo in un anno, cioè l’equivalente di 1,3 pianeti.
Tra gli indicatori semplici, quelli più utili per definire lo stato di salute dell’ambiente sono:
Un indicatore più specifico per misurare la perdita di biodiversità del pianeta è fornito dal tasso di estinzione, cioè il numero di specie per milione estinte all’anno. A livello pre-industriale si ritiene che questo tasso fosse tra 0,1 e 1, oggi viene calcolato a più di 100, e dovrebbe rientrare nel confine ritenuto accettabile di 10.