Fino al XIX secolo il commercio internazionale fu ostacolato da alcuni fattori, come le difficoltà e i costi di trasporto.
La gamma dei prodotti commerciati sulle lunghe distanze era limitata: predominavano beni di lusso destinati alle classi privilegiate (es. spezie o manufatti di alta qualità come stoffe, ceramiche, vetri), materie prime (legno, metalli) e alcuni prodotti agricoli (cereali).
Un freno al libero scambio delle merci erano anche le politiche commerciali adottate dagli Stati:
Dal XIX secolo, grazie alla Rivoluzione industriale il commercio internazionale subisce una decisa accelerazione, per volume e intensità: nonostante la politica protezionistica adottata dagli Stati europei, a eccezione dell’Inghilterra, il valore complessivo delle merci importate ed esportate nel mondo raddoppia dal 1860 al 1880 e triplica dal 1880 al 1913.
Lo sviluppo del commercio internazionale venne favorito dall’avvento delle ferrovie e della navigazione a vapore, che permisero di trasportare rapidamente quantitativi maggiori di merci a un prezzo inferiore.
Il commercio divenne “verticale”, con lo scambio tra manufatti provenienti dai Paesi più industrializzati (inizialmente Inghilterra e Francia, poi anche Germania e Stati Uniti) e prodotti primari come cereali, cotone, lana, carni, pelle, materie prime, provenienti da zone spesso popolate da emigrati europei (America e Australia).
Invece, dallo scoppio della Prima guerra mondiale (1914) al termine della Seconda (1945) gli eventi bellici e le difficoltà economiche dei singoli Stati provocarono un deciso rallentamento degli scambi internazionali.
Nel secondo dopoguerra gli scambi internazionali ripresero a crescere rapidamente. In particolar modo si sviluppò il commercio “orizzontale”, cioè lo scambio di manufatti tra Paesi industriali, che costituisce oggi la maggior parte del commercio mondiale.
Parallelamente si instaurarono forme di collaborazione economica fra gli Stati e un sistema multilaterale di scambi e di pagamenti: nacquero progressivamente istituzioni e organismi di cooperazione economica e monetaria quali l’Accordo Generale sulle tariffe doganali e sul commercio (GATT), il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS), l’OCSE, la Comunità Europea e numerosissime altre istituzioni a carattere più o meno regionale.
Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati dall’affacciarsi di nuovi Paesi esportatori di manufatti, concorrenziali per il minor costo del lavoro, e dal commercio del petrolio, che ha permesso l’emergere dei Paesi fornitori.