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Il mondo
sulla bilancia

Saldi attivi o passivi

Lo scambio commerciale internazionale di beni reali (cioè merci e servizi) e finanziari (capitali, titoli di Stato, crediti) è una componente fondamentale dell’economia di ogni Stato moderno.

La bilancia commerciale (in inglese, Trade Balance) registra il valore delle esportazioni (grafico 1) e delle importazioni (grafico 2) di merci, in un dato periodo di tempo (generalmente l’anno).

La differenza tra i due valori è il saldo della bilancia commerciale:

  • è in attivo quando il valore delle esportazioni supera quello delle importazioni: si parla di surplus o avanzo;
  • è in passivo quando il valore delle importazioni supera quello delle esportazioni: si parla di deficit o disavanzo.

Per esempio, nel 2014, la bilancia commerciale dell’Italia era in attivo. Infatti era così composta:

  • esportazioni: 517.673 milioni di dollari USA
  • importazioni: 477.290 milioni di dollari USA.

L’attivo o il passivo della bilancia commerciale di un Paese sono indicatori importanti della sua economia: va ricordato, però, che un attivo può anche essere frutto di un’economia poco dinamica o in crisi.

Attenzione: se si confrontano i dati di esportazioni e importazioni reciproche tra due Paesi, spesso non coincidono. Infatti, in genere il valore delle importazioni comprende il costo dell’assicurazione e del trasporto (metodo CIF: cost, insurance and freight); invece, il valore delle esportazioni non comprende questi costi (metodo FOB: free on board).

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Dalla bilancia commerciale a quella dei pagamenti

La bilancia commerciale è una voce rilevante della bilancia dei pagamenti, che registra tutte le transazioni economiche che intercorrono tra imprese, istituzioni e persone fisiche residenti in un Paese e il resto del mondo, in un dato periodo di tempo (generalmente l’anno).

Oltre alle importazioni e alle esportazioni di merci, la bilancia dei pagamenti comprende:

  • i servizi;
  • i beni immateriali;
  • i redditi;
  • i trasferimenti unilaterali;
  • i capitali che entrano o escono per acquistare azioni di società o per effettuare investimenti all’estero (attività finanziarie).

Nel 2012, la bilancia dei pagamenti dell’Italia era in passivo; invece nel 2014 era in attivo.

La geografia
del commercio

Le tendenze

Dal 1948 al 2014, il valore del commercio internazionale è aumentato di ben 300 volte, crescendo mediamente sempre più del PIL.

Fino a pochi anni fa circa due terzi degli scambi internazionali spettavano a Stati Uniti, Canada, Giappone e ai Paesi dell’Europa occidentale, mentre il resto dell’Europa, l’Africa, gran parte dell’America latina e dell’Asia avevano una posizione marginale.

Negli ultimi decenni le quote delle esportazioni delle principali economie sono però diminuite e oggi molti di questi Paesi presentano un forte deficit commerciale. Gli Stati Uniti, prima economia del mondo, nel 2014 avevano un deficit commerciale pari a 752 miliardi di dollari (quasi il 4,5% del PIL).

Invece, sono cresciuti moltissimo gli scambi internazionali dei Paesi in via di sviluppo e di quelli emergenti, soprattutto la Cina: la loro quota del commercio globale è arrivata a superare il 40%.
Molti di questi Paesi presentano un forte surplus commerciale. La Cina, seconda economia del mondo, nel 2014 aveva un surplus commerciale di 259 miliardi di dollari (2,8% del PIL).

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Un po’ di numeri

Nel 2014, le esportazioni di merci hanno raggiunto il valore di quasi 18.500 miliardi di dollari USA. I cinque principali Paesi esportatori rappresentano quasi il 36% del totale; gran parte dei loro scambi avviene sempre con i maggiori Paesi.

Insieme, i Paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) hanno raggiunto il 17%.
La quota dei Paesi meno sviluppati è ferma da anni all’1% del totale.

La Cina è dal 2012 il principale Paese esportatore, con oltre il 12% del totale mondiale.
Gli USA sono il principale Paese importatore, con quasi il 13% del totale mondiale.

L’Italia è una dei protagonisti del commercio internazionale, anche se negli ultimi anni la sua quota nelle esportazioni mondiali tende a diminuire: i prodotti che esporta di più sono alimentari, tessili e macchinari meccanici. La stragrande maggioranza del nostro export è rivolta all’interno dell’UE.

Puoi vedere una mappa del mondo che riporta i Paesi a seconda della consistenza del loro commercio internazionale.

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Che cosa si commercia

Il commercio internazionale riguarda un gran numero di beni; la maggior parte di essi rientra in quattro categorie principali:

  • i prodotti agricoli, come cereali, frutta, prodotti tropicali (caffè, cacao ecc.), con quasi 1800 miliardi di dollari di scambi (2014);
  • i combustibili fossili: carbone, petrolio e gas naturale (circa 3100 miliardi di dollari);
  • le materie prime minerarie, come ferro e rame (circa 700 miliardi di dollari);
  • i prodotti industriali (circa 12.200 miliardi di dollari).

Negli ultimi decenni, sono stati i prodotti industriali a registrare l’incremento più elevato.

A grandi linee, i principali esportatori sono:

  • per i prodotti agricoli, l’Europa e l’America;
  • per i combustibili e i minerali, l'Asia (compreso il Medio Oriente) e l'Europa;
  • per
  • per i prodotti industriali, l’Europa e l’Asia.

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Il commercio internazionale di alcuni prodotti agricoli

Nel 2014, le esportazioni del settore agricolo rappresentavano circa il 9,5% del commercio internazionale. Il principale esportatore è l’Europa, ma i prodotti agricoli rivestono una particolare importanza soprattutto nel commercio dell’America centro-meridionale.

Alimento di base per miliardi di persone, i cereali (frumento, riso, mais e altri) costituiscono una risorsa fondamentale. Gran parte della produzione è destinata al consumo, anche se sono in forte crescita altri utilizzi, soprattutto del mais (mangimi per animali, biocombustibili). Paesi leader del commercio internazionale sono USA, Argentina e Francia.

Lo zucchero è prodotto in oltre 100 Paesi: l’80% circa deriva dalla canna da zucchero. I due principali produttori sono Brasile e India; la Thailandia è il secondo maggiore esportatore dopo il Brasile.

Il caffè costituisce la principale merce esportata per molti Paesi in via di sviluppo, mentre il consumo avviene soprattutto nei Paesi sviluppati. Il maggiore produttore al mondo e primo esportatore è il Brasile, seguito dal Viet Nam.

Il cacao è la risorsa di base per la produzione del cioccolato, utilizzato per la gran parte nei Paesi più ricchi, Europa in testa, che pertanto guidano le classifiche di import-export. La regione che produce la maggiore quantità di fave di cacao è l’Africa occidentale; da sola la Costa d’Avorio produce circa il 33% del totale mondiale.

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Il commercio internazionale di combustibili fossili

Nel 2014, le esportazioni di combustibili fossili rappresentavano circa il 17% del commercio internazionale. Il principale esportatore è il Medio Oriente, ma i combustibili fossili rivestono una particolare importanza anche nel commercio dell’Africa e della CSI.

Carbone, petrolio e gas naturale sono risorse naturali non rinnovabili; costituiscono le fonti energetiche più utilizzate e sono indispensabili al funzionamento dell’economia contemporanea. Per questo sono risorse strategiche, per il cui controllo possono scoppiare conflitti; infine, costituiscono uno dei settori principali degli scambi internazionali.

Il commercio internazionale dei combustibili fossili deriva dal fatto che le risorse sono localizzate solo in certe zone della Terra, che non sempre coincidono con quelle dove si trovano i principali utilizzatori.

I commerci avvengono via mare, utilizzando apposite navi (petroliere, gasiere, carboniere) o via terra mediante oleodotti e gasdotti. Rotte marine e percorsi delle condutture sono “punti caldi” nella geopolitica mondiale.

Il carbone – Grandi esportatori: Australia, Indonesia, Russia; grandi consumatori: principali Paesi asiatici, in particolare Cina, che usa questa risorsa per la produzione di quasi 4/5 dell’energia elettrica.

Il petrolio – Grandi esportatori: Paesi OPEC, Russia; grandi consumatori: tutti i Paesi sviluppati.

Il gas naturale – Grandi esportatori: Qatar, Norvegia, Algeria, Malaysia; grandi consumatori: molti Paesi sviluppati.

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Il commercio internazionale di alcuni minerali

Nel 2014, le esportazioni del settore minerario rappresentavano circa il 4% del commercio internazionale. Principale esportatore è l’Europa, ma questi scambi hanno una particolare importanza soprattutto per l’Africa.

I minerali ferrosi e non ferrosi costituiscono un elemento fondamentale della produzione industriale. Gli scambi avvengono in gran parte dai Paesi produttori a quelli che li usano nei processi produttivi.

Circa l’80% del minerale di ferro viene usato nella produzione di acciaio. Si estrae soprattutto in Cina, Australia, Brasile e India; il commercio mondiale è controllato in gran parte (circa i due terzi) da tre multinazionali di Regno Unito, Australia e Brasile, mentre i maggiori importatori di ferro e acciaio sono Stati Uniti, Germania e Cina.

Tra i metalli non ferrosi più importanti vi è il rame, che viene usato in molti campi, dalle costruzioni all’elettronica, dalle comunicazioni ai trasporti. Per questo motivo è spesso usato come indicatore dell’andamento dell’economia in generale.

L’alluminio è il metallo più diffuso in natura (rappresenta l’8% del peso della Terra), soprattutto sotto forma di bauxite. Fa parte dei metalli più usati, ma vanta un’alta riciclabilità: ciò rende molto variabili i flussi commerciali.

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Il commercio internazionale di alcuni prodotti industriali

Nel 2014, le esportazioni del settore industriale rappresentavano circa il 66,5% del commercio internazionale. Principale esportatore è l’Europa, ma i prodotti industriali hanno un’enorme importanza anche nel commercio di Asia e America settentrionale.

Nel commercio internazionale i settori più rilevanti sono: chimica, elettronica e telecomunicazioni, automotive (industria automobilistica), tessile-abbigliamento, siderurgico.

Le esportazioni del settore chimico assommano a circa 2000 miliardi di dollari e sono dominate dall’Unione Europea, seguita da USA e Cina.

Le esportazioni del settore elettronica e telecomunicazioni (circa 1800 miliardi di dollari) sono dominate dalla Cina, seguita da Unione Europea, USA, Singapore, Corea del Sud e Taiwan.

Le esportazioni del settore automotive (circa 1400 miliardi di dollari) sono dominate dall’Unione Europea, seguita da Giappone, USA, Messico e Corea del Sud.

Le esportazioni del settore tessile e abbigliamento (circa 800 miliardi di dollari) sono dominate dalla Cina, seguita da Unione Europea, India, Turchia, Bangladesh, USA e Viet Nam. Nell’UE, il principale esportatore è l’Italia.

Le esportazioni del settore siderurgico (circa 500 miliardi di dollari) sono dominate dall’Unione Europea, seguita da Cina, Giappone e Corea del Sud.

Le grandi
aree commerciali

Tante organizzazioni a scala “regionale”

Il formidabile sviluppo del commercio internazionale avvenuto negli ultimi decenni è frutto della globalizzazione economica e della progressiva liberalizzazione degli scambi, promossa in particolare da grandi organismi come la World Trade Organization (di cui si parla negli Approfondimenti) e l’OCSE.

Contemporaneamente alla formazione di un grande mercato mondiale, in ogni continente si sono formate aree commerciali più ristrette, a scala “regionale”, in cui i Paesi membri si riconoscono condizioni più favorevoli per privilegiare le relazioni commerciali tra di loro. A queste organizzazioni fa capo in complesso la maggior parte degli scambi commerciali internazionali.

Le principali aree commerciali regionali sono:

  • in Europa: l’Unione Europea, l’Associazione europea di libero scambio (EFTA) e l’Accordo di libero scambio dell’Europa centrale (CEFTA);
  • in America: il North American Free Trade Agreement (NAFTA) e il Mercato Comune del Sud (MERCOSUR);
  • in Asia: l’Associazione delle nazioni dell’Asia sudorientale (ASEAN) e l’Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC), che comprende anche Paesi americani e dell’Oceania.
  • in Africa: il Mercato comune per l’Africa orientale e meridionale (COMESA) e l’Unione doganale dell’Africa meridionale (SACU).

Altre importanti organizzazioni geoeconomiche che comprendono Paesi di diverse aree del mondo sono l’OPEC, il Commonwealth e la CSI.

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Il Mercato Unico Europeo

Il Mercato Unico dell’Unione Europea, chiamato anche mercato interno, è stato creato per consentire a ogni cittadino europeo di vivere, lavorare, trasferirsi, studiare, produrre, vendere, acquistare in qualunque località dell’UE liberamente e senza vincoli.

Entrato in vigore il 1° gennaio 1993, si fonda sul principio della libera circolazione fra gli Stati membri delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali. Oggi ne fanno parte oltre 500 milioni di persone di 28 Stati.

Per i consumatori, il Mercato Unico ha portato a una scelta più ampia di prodotti, alla riduzione dei prezzi in molti settori grazie alla maggior concorrenza, a un livello più alto di tutela e protezione.

Per le imprese, i vantaggi sono stati un maggior numero di clienti potenziali e la possibilità di produrre e vendere in qualunque Stato membro in modo più semplice e meno oneroso.

Nell’ottobre 2012 la Commissione Europea ha proposto l’Atto per il mercato unico II (Single Market Act II): 12 azioni per lo sviluppo di reti pienamente integrate (trasporti ed energia), la promozione della mobilità dei cittadini e delle imprese fra i diversi Paesi, il sostegno all’economia digitale e il rafforzamento della sicurezza dei prodotti e della coesione sociale.

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Gli scambi commerciali dell'UE

Nel 2014, le esportazioni di merci di tutti gli Stati membri dell’UE sono ammontate a oltre 6.000 miliardi di dollari, il 33% del totale mondiale. Circa due terzi riguardavano le esportazioni effettuate all’interno dell’Unione e un terzo quelle dirette nel resto del mondo, dove i principali mercati di sbocco sono Stati Uniti, Svizzera, Cina, Russia e Turchia.

I Paesi esportatori più importanti sono la Germania (1.187 miliardi), la Francia (681), il Regno Unito (654), i Paesi Bassi (590) e l’Italia (477).

11 Paesi hanno registrato una bilancia commerciale attiva: la Germania aveva il surplus più elevato (265 miliardi di dollari), seguita da Paesi Bassi (73), Italia (57) e Irlanda (49).

17 Paesi hanno registrato una bilancia commerciale passiva: il Regno Unito aveva il deficit più elevato (-113 miliardi di dollari), seguita da Francia (-101), Grecia (-25) e Spagna (-23).

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Le altre aree commerciali in Europa e in Africa

Ecco un elenco delle principali associazioni geoeconomiche europee e africane.

CEFTA
Il Central European Free Trade Agreement riunisce Albania, Bosnia- Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Moldova, Montenegro e Serbia per agevolare i commerci tra i Paesi membri.

EFTA
L’European Free Trade Association ha l’obiettivo di liberalizzare lo scambio dei prodotti industriali tra Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. I primi tre hanno aderito anche allo Spazio Economico Europeo (SEE) che dovrebbe integrare i Paesi membri dell’UE e quelli dell’EFTA.

COMESA
Il Common Market for Eastern and Southern Africa ha l’obiettivo di creare una grande area di libero scambio tra Burundi, Comore, Rep. Democratica del Congo, Gibuti, Egitto, Eritrea, Etiopia, Kenya, Libia, Madagascar, Malawi, Mauritius, Ruanda, Seychelles, Sudan, Swaziland, Uganda, Zambia, Zimbabwe.

SACU
La Southern African Customs Union ha sede a Windhoek (Namibia) e riunisce 5 Paesi dell’Africa meridionale (Botswana, Lesotho, Namibia, Sudafrica e Swaziland) per regolare il commercio tra i Paesi membri.

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Le principali aree commerciali in Asia, America e Oceania

Ecco un elenco delle principali associazioni geoeconomiche asiatiche, americane e dell’Oceania.

ASEAN
L’Association of Southeast Asian Nations riunisce Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Viet Nam con l’obiettivo di realizzare una zona di libero scambio tra i Paesi membri.

MERCOSUR
Il Mercado Común del Sur ha sede a Montevideo (Uruguay) e riunisce Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Venezuela e Bolivia nella prima zona di libero scambio dell’America latina. Membri associati sono Cile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perú e Suriname.

NAFTA
Il North American Free Trade Agreement è un accordo sottoscritto da USA, Canada e Messico con lo scopo di creare una vasta area di libero scambio tra i Paesi membri.

APEC
L’Asia-Pacific Economic Cooperation ha sede a Singapore e si propone di favorire la collaborazione economica e gli scambi commerciali tra 21 Paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico: Australia, Brunei, Canada, Cile, Cina, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Hong Kong, Indonesia, Malaysia, Messico, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Perú, Russia, Singapore, Taiwan, Thailandia, USA e Viet Nam.
In complesso si tratta di oltre 1/3 della popolazione, del 54% del PIL e del 44% del commercio mondiali.

Esercitazione guidata

Esercitazione guidata: che cosa ci dicono i dati?

In questa esercitazione puoi lavorare con i dati che riguardano il saldo della bilancia commerciale (in miliardi di dollari USA), cioè il valore delle esportazioni meno quello delle importazioni.

Potrai così scoprire come funzionano gli “strumenti” della sezione Usiamo i dati: la carta tematica e i grafici.

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I 30 Paesi che esportano di più
(anno 2014, dal Calendario Atlante De Agostini)

© 2014 De Agostini Scuola SpA, Novara - Tutti i diritti riservati - Aggiornamento: 2016.
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