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Le fonti per lo studio della storia del Cristianesimo |
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Il Nuovo Testamento
Il Nuovo Testamento costituisce il punto di riferimento fondamentale per ricostruire la figura storica di Gesù e gli inizi del cristianesimo. Insieme di scritti in lingua greca, continuazione e completamento per i cristiani dell’Antico Testamento ebraico, esso comprende: i Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le Lettere e l’Apocalisse.
Il termine Vangeli deriva dal greco eu-anghelion (“buona novella”) e indica quattro racconti della vita e della predicazione di Gesù scritti da Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
I primi tre Vangeli vengono detti “sinottici” perché la loro struttura è pressoché identica e sono stati composti a ridosso della morte di Gesù; quello di Giovanni, invece, è stato scritto verso la fine del secolo I d.C. e completa la narrazione degli altri, senza soffermarsi sugli avvenimenti già trattati.
Nel corso dei secoli si è dibattuta a fondo una questione che può essere riassunta in questo modo: la figura di Gesù che viene tratteggiata nei Vangeli ha veramente una sua dimensione storica o è semplicemente una figura idealizzata? I Vangeli, insomma, possono essere considerati credibili sul piano storico oppure hanno valore solo per chi crede e in quanto messaggio di fede?
La critica storica odierna è propensa a considerare i Vangeli un’opera storica, malgrado la loro evidente funzione di propaganda religiosa.
Gli Atti degli Apostoli sono documenti importanti per la ricostruzione della vita delle prime comunità cristiane.
Le Lettere sono in totale ventuno ma quelle fondamentali per la dottrina cristiana sono le lettere scritte da Paolo di Tarso, un ebreo che dopo aver perseguitato i cristiani si convertì alla nuova fede.
Paolo inizia una profonda elaborazione delle idee propugnate da Gesù e la sua opera è importante soprattutto per i rapporti che seppe tenere con il mondo ellenico. Ricordiamo le Lettere ai Gàlati, ai Romani e le due ai Corinzi, veri pilastri su cui si basò il nascente cristianesimo.
L’Apocalisse di San Giovanni è un testo scritto da Giovanni evangelista o forse da un altro Giovanni vissuto alla fine del secolo I d.C. in cui, con uno stile fatto di visioni spesso difficili a comprendersi, si tratta il problema della fine del mondo e del trionfo di Cristo sul male.
Altre fonti
Le fonti pagane sono abbondanti per quanto riguarda lo sviluppo del cristianesimo ma del tutto esigue, per non dire quasi inesistenti, sulla figura specifica di Gesù. Questo è dovuto al fatto che la morte per crocifissione di un oscuro agitatore palestinese non venne neppure presa in considerazione, all’epoca, perché ritenuta insignificante per la vita dell’Impero. Tra i primi ad accorgersi dell’importanza che il cristianesimo stava assumendo annoveriamo Tacito e poi tutti i principali storici e intellettuali.
Una fonte molto interessante sulle origini del cristianesimo sono i cosiddetti Manoscritti del Mar Morto, rotoli di papiro trovati tra il 1947 e il 1956 nelle grotte di Qumran, vicino al Mar Morto, luogo desolato in cui fin dal secolo III a.C. si era ritirata a pregare una setta religiosa ebraica, forse gli Esseni. In questi rotoli si parla frequentemente di un «Maestro di giustizia» che sarebbe stato ucciso sulla croce e vengono citati parecchi momenti della vita di Gesù Cristo.
Un testo fondamentale della dottrina cristiana: Il discorso della montagna.
Le caratteristiche della storiografia cristiana.
Il problema dei rapporti tra Cristianesimo e Stato.
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Le fonti per lo studio della crisi e del crollo dell’Impero romano d’Occidente |
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Per la ricostruzione dei fatti tra il III secolo d.C. e il crollo dell’Impero romano d’Occidente disponiamo di numerose fonti letterarie – biografie, raccolte di aneddoti, panegirici, testi giuridici e lettere private e ufficiali – mentre manca, relativamente a questo periodo, l’opera di veri e propri storici.
Una quantità enorme di fonti archeologiche sono a disposizione degli studiosi: iscrizioni su pietra e metallo dove sono riportate leggi, disposizioni ed editti, monete, ogni sorta di edifici pubblici e privati, tutti reperti che hanno permesso di ricostruire, con una certa precisione, tutte le caratteristiche della vita in molte zone dell’Impero. |
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Le biografie degli imperatori |
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La Historia Augusta, una raccolta anonima di trenta biografie di imperatori, arriva fino alla fine del III secolo: ha un notevole valore documentario, anche perché per alcune vicende è l’unica fonte che abbiamo, ma non mostra particolare serietà nella ricerca e nella trattazione dei dati.
Un’altra raccolta di biografie imperiali è quella realizzata da Sesto Aurelio Vittore, vissuto nel IV secolo d.C.: in comune con la Historia Augusta ha la caratteristica di dividere gli imperatori in buoni e cattivi, a seconda del loro maggiore o minore rispetto nei confronti del Senato e del ceto aristocratico.
Dello storico Cassio Dione, morto verso il 230 d.C., non è rimasto quasi nulla: sappiamo che ha scritto ottanta libri sugli imperatori dei secoli II e III d.C., arrivando fino ad Alessandro Severo.
Erodiano, contemporaneo di Cassio, tratta le biografie dei regnanti da Commodo a Massimino il Trace. Anche questi due autori sono di parte senatoria e aristocratica, ma la loro narrazione risulta meno smaccatamente di parte rispetto a quella di Vittore o della Historia Augusta. |
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La storia cristiana |
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Per la ricostruzione delle origini e dello sviluppo del Cristianesimo nel II e III secolo d.C. non si può ignorare il vescovo e scrittore cristiano greco Eusebio di Cesarea (265-340 d.C.) che, pur essendosi orientato all’inizio verso l’arianesimo, accettò nel Concilio di Nicea la dottrina ufficiale. Scrisse in lingua greca la Storia Ecclesiastica in dieci libri. Anche se l’intendimento dell’autore è quello di narrare solo la storia della Chiesa, in realtà finisce per fornirci una messe di informazioni sulla storia politica del tempo, strettamente intrecciata a quella religiosa. |
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I Breviari |
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Nel secolo IV si afferma la produzione di breviari (dal latino breviarium “compendio”), una sorta di libri di testo molto sintetici su vari argomenti.
Eutropio è l’autore di un breviario di storia, un’opera che con grande stringatezza narra le vicende di Roma dalle origini fino all’imperatore Valentiniano. Il valore di queste opere è molto scarso da un punto di vista strettamente storiografico, anche se le notizie relative al IV secolo sono spesso precise e documentate. |
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Le fonti per lo studio della crisi e del crollo dell’Impero romano d’Occidente |
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Nel IV secolo si afferma un vero storico, l’ultimo della storiografia latina: Ammiano Marcellino.
Nato ad Antiochia intorno al 330, Ammiano Marcellino scrisse durante il regno di Teodosio trentuno libri di storia (Res gestae) ma a noi sono arrivati solo gli ultimi diciotto, dedicati agli avvenimenti a lui contemporanei. Nei suoi scritti Ammiano rivela una grande onestà intellettuale, distinguendo sempre il giudizio morale da quello politico, mostrando la conoscenza e l’uso di un’ampia e ragionata documentazione dei fatti narrati.
Il suo tentativo costante di trovare una conciliazione tra pagani e cristiani è dettato dalla certezza che su tutti incombe la minaccia delle invasioni barbariche e che quindi è indispensabile, per sopravvivere, fare un fronte comune.
Il saccheggio di Roma.
Adrianopoli, inizio di ogni sventura.
Come arricchirsi durante la crisi dell’Impero.
Il significato del Concilio di Nicea.
Chiesa e potere politico nell’Impero cristiano.
Le nuove divinità: Mitra.
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© 2010 DeAgostini Scuola S.p.A. - Novara |
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