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Le fonti per lo studio della storia degli Etruschi |
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Per il periodo preistorico, che nelle regioni mediterranee arriva fino all’VIII secolo a.C. disponiamo di numerose testimonianze archeologiche e di abbondanti notizie riportate da autori greci.
Per quanto riguarda i Fenici in Italia e nel Mediterraneo ci viene sempre in aiuto l’archeologia ma abbiamo anche un grande patrimonio di leggende locali e le notizie forniteci da Erodoto e da Tucidide, sulla colonizzazione in Sicilia.
Degli Etruschi ci sono rimaste testimonianze fondamentali nella pittura e nella scultura di urne, soprattutto nelle tombe, testimonianze che ci permettono di ricostruire in modo abbastanza fedele la vita e i costumi di questo popolo. Oltre a ciò, abbiamo le testimonianze indirette di parecchi storici romani e circa 9000 iscrizioni di cui conosciamo con sufficiente precisione il contenuto, malgrado la lingua etrusca non sia stata ancora decifrata. |
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Gli stanziamenti degli Etruschi |
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La regione della penisola italica che fu sede della fiorente civiltà etrusca nel periodo antecedente all'avvento della potenza romana fu l'Etruria.
L'insediamento etrusco avvenne nella zona delimitata a Nord-Est dal corso del fiume Arno, a Sud dal basso corso del Tevere fino al monte Argentario, a Ovest dal mar Tirreno, a Est dai primi rilievi dell' Appennino.
Più tardi,dopo l’VIII secolo a.C., gli Etruschi allargheranno la loro zona d’influenza a Nord nella Bassa Padana e al Sud in Campania.
L‘origine degli Etruschi: il racconto degli antichi storici. |
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Le fonti per lo studio della storia dei Celti |
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Kèltoi o Galàtai li chiamavano i Greci, Galli o Kèltae i Romani. Nell'antichità troviamo numerosissime fonti che parlano dei Celti, anche perché la loro presenza e il loro ruolo erano allora estremamente importanti.
La fonte più importante, anche perché diretta, è senza dubbio Giulio Cesare. Nelle campagne di guerra in Gallia e in Britannia ebbe modo di studiare a fondo la civiltà celtica, ammirò il loro coraggio e sprezzo del pericolo e rimase stupito dai loro costumi tanto diversi da quelli romani.
Prima di Cesare, il geografo Ecateo, nel 500 a.C., parlava di un popolo degli Iperborei o Celti, che viveva in una terra sconosciuta al centro delle pianure dell'Europa ed Erodoto li descriveva come quelli "che abitano al di là delle colonne d'Ercole", in un paese da cui nasceva il Danubio. Come si vede, descrizioni generiche e contraddittorie, a riprova del fatto che i Celti ebbero sempre questo alone di mistero intorno a sé. Anche la loro descrizione fisica è sempre esagerata: sono giganti biondi con grandi baffi che coprono tutta la bocca, bevono e mangiano smodatamente, sono irascibili e fanfaroni, vanno all'assalto in battaglia come belve e si vantano di non temere nulla, salvo la collera degli dei.
Diodoro Siculo, contemporaneo di Cesare e di Augusto conferma il ritratto fatto dai suoi predecessori e aggiunge, come tocco ulteriore, il loro smodato amore per gli ornamenti d'oro, mentre Polibio insiste sulle loro scarse capacità riflessive. Anche Ammiano Marcellino si sofferma sui Celti, ormai soggiogati dai Romani e in fuga davanti ai Germani, per sottolineare la bellezza delle loro fattezze, la loro dignità e la loro superiorità morale rispetto alla decadenza dei costumi romani.
Si potrebbero citare innumerevoli altri autori, come Aristotele, Platone, Arriano, lo storico di Alessandro Magno, Eforo, ma in tutti ricorrono sostanzialmente i medesimi giudizi sul valore, la forza, l'elevatezza morale e anche la sconsideratezza in guerra. |
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La lingua dei Celti |
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Diciamo innanzitutto che rimangono scarsissime testimonianze scritte della lingua celtica. Nella loro civiltà aveva la precedenza l’espressione orale, attraverso i loro cantori, i bardi, e ogni tribù parlava un suo dialetto, usando per la scrittura alfabeti presi in prestito dai popoli con cui entrava in contatto e cioè greci, etruschi ecc. |
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I Celti oggi |
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Parlando di popolazioni celtiche attuali ci dobbiamo riferire ai Bretoni, agli abitanti della Cornovaglia inglese, dell'isola di Man, della Scozia, del Galles e delle isole dell'Irlanda. Sono queste regioni economicamente depresse, che subiscono le conseguenze di una grande diminuzione della popolazione e di una notevole difficoltà nei mezzi di comunicazione.
In quasi tutte queste zone, poi, il turismo interno della seconda casa ha snaturato il tessuto stesso delle popolazioni provocando l'afflusso di gente che non ha radici in quei luoghi e non ha alcuna motivazione ad investire le sue energie a favore dello sviluppo economico e culturale.
La Francia e l'Inghilterra hanno sempre mostrato un formale rispetto per la lingua e le tradizioni culturali di questi popoli ma, di fatto, conducono da tempo una politica di colonizzazione linguistica, riducendo le lingue celtiche a lingue morte, pure curiosità da studiare e coltivare snobisticamente.
Con la definitiva scomparsa delle lingue celtiche, scomparsa prevista entro poche decine d'anni, tutte le popolazioni che sopra abbiamo nominato perderanno la loro identità culturale e verranno inghiottite dalle culture dominanti di Francia e di Inghilterra.
A questo punto potremo veramente dire che i Celti saranno spariti dal palcoscenico della storia.
I Celti nel IV secolo a.C. scendono al centro Italia
I Celti combattono in Grecia
Il carattere e l’immagine dei Celti presso gli altri popoli
La guerra e i Celti
L’ingegnosità dei Celti nelle tecniche agricole
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© 2010 DeAgostini Scuola S.p.A. - Novara |
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