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Le piramidi egiziane hanno sempre affascinato gli studiosi di tutti i tempi. Oggi ormai non abbiamo più dubbi sulla loro funzione: sono senz’altro monumenti funerari. Dubbi invece rimangono, e forti, sul significato che gli antichi Egiziani attribuirono a questi monumenti.
Le piramidi che ancora oggi ammiriamo a Gizah, assieme alla Sfinge, sono il punto d’arrivo di un lungo percorso. Fino alla III dinastia (2700 circa a.Cr.) la sepoltura dei faraoni avveniva in una costruzione a forma di parallelepipedo, la mastaba. In genere la mastaba era costruita con mattoni di fango essiccati al sole e la camera funeraria veniva scavata ad una certa profondità sotto terra. La mastaba, dunque, era solo una sorta di atrio per accedere al cunicolo che portava nelle viscere della terra e conteneva le offerte al defunto e il suo corredo funebre. Sempre nella III dinastia il faraone Zoser fece costruire a Saqqara dal suo architetto e ministro Imhotep la prima piramide. In realtà si trattava di sei mastaba di grandezza decrescente sovrapposte l’una all’altra e in questo modo venne formata una piramide a gradoni. Per la prima volta fu usata la pietra, materiale che poi permetterà la costruzione di immensi templi, di altissimi obelischi, di monumentali statue e di gigantesche piramidi.
Con i sovrani della IV dinastia (2600 circa a.Cr.) la costruzione delle piramidi per seppellire al loro interno il corpo del faraone divenne abituale. Il faraone Snefru ne fece costruire addirittura tre e due di queste, che si trovano a Dashur, presentavano delle curiose anomalie. Una è detta “romboidale” perché durante la costruzione venne modificato l’angolo di inclinazione e l’altra è detta “ottusa” perché l’angolo al vertice e di 100°.
Ma le piramidi più famose sono senza dubbio quelle di Cheope, Chefren e Micerino, sempre della IV dinastia. Tutte e tre hanno i lati a triangolo isoscele e l’angolo al vertice è inferiore ai 90°. La grande piramide, quella di Cheope, è alta 146 m., occupa un’area di 50.000 metri quadrati ed è composta di sei milioni circa di tonnellate di pietra. Quella di Chefren è leggermente più piccola, la terza, quella di Micerino, occupa meno della metà dell’area della grande piramide. Le tre costruzioni hanno i quattro spigoli orientati verso i quattro punti cardinali e la camera mortuaria si trova al loro interno, in fondo a lunghi e tortuosi cunicoli. L’entrata veniva poi accuratamente nascosta con il rivestimento della piramide.
Molto si è discusso sul sistema di costruzione. Innanzitutto non è vero che gli Egiziani impiegarono schiavi nell’erigere questi grandiosi monumenti. Partecipare alla costruzione della tomba di un faraone era un grande onore e le decine di migliaia di uomini che lavorarono per decine d’anni a trasportare pesanti blocchi di pietra erano semplici fellah che credevano, con questo loro servizio, di far avere a sé e al proprio paese fortunate conseguenze. I blocchi di pietra venivano portati dalle grandi barche vicino al cantiere e spesso, nel periodo dell’inondazione, a ridosso della piramide. Centinaia di uomini, con la sola forza delle braccia, facevano scivolare i blocchi su rampe di fango addossate alla costruzione e la connessura tra le lastre di calcare non era mai più larga di 5 millimetri. Alla fine dei lavori la piramide si presentava a gradini e successivamente le pareti venivano rese lisce con l’aggiunta di calcare bianco, una pietra porosa e facilmente levigabile. Il colpo d’occhio doveva essere veramente incredibile: le tre immense costruzioni si innalzavano bianche nel deserto e riflettevano i raggi del sole. |