Il "Donato" di Massimiliano si apre con un magnifico ritratto a piena pagina del giovane principe eseguito da Ambrogio de Predis, all'epoca pittore alla corte milanese.
Ambrogio ritrae il fanciullo di profilo, il volto dolce incorniciato dai capelli biondi e dalla berretta rossa… ma con l'armatura indosso. Per dirla con Baldassar Castiglione (l'autore del Cortegiano, scritto alla corte di Federico da Montefeltro ), è l'immagine di un futuro "cavaliere colto".
Il Castiglione, che immaginava il gentiluomo ideale esperto tanto d'armi che di lettere, fece infatti dichiarare a uno dei suoi personaggi: "Io biasimo i Francesi, che estiman le lettere nuocere alla professione dell'arme, e tengo che a niun più si convenga l'esser litterato, che ad un uom di guerra; e queste due condizioni concatenate, e l'una dall'altra aiutate, il che è convenientissimo, voglio che siano nel nostro cortegiano".
Di certo in accordo col Castiglione era Ludovico il Moro: siccome era ben noto che il suo antenato Francesco, capostipite della dinastia sforzesca, non era letterato, pensò di riscattare la stirpe facendosi ritrarre più volte su codici scritti e miniati appostamente per lui e per i suoi familiari, sia in armatura sia come discepolo dell'umanista Francesco Filelfo.
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Ritratto di Massimiliano Sforza, Grammatica di Elio Donato, Biblioteca Trivulziana, Milano.
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Ritratto di Ludovico Sforza, Grammatica di Elio Donato, Biblioteca Trivulziana, Milano.
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