Home  
Torna indietro... LEGGERE

La presenza sotto lo stesso tetto di figli di età diverse ha sempre incoraggiato quel tipo di educazione che chiamiamo "domestica". Spesso le sorelle maggiori insegnavano con successo ai più piccoli, favorite dall’essere modelli di riferimento e dall’utilizzare il linguaggio parlato in famiglia, facilmente accessibile ai fratellini. Inoltre, "imparando a insegnare", le ragazze compivano il loro tirocinio di madri e maestre, indispensabile per la loro vita futura. Anche se fra Sei e Settecento l’educazione delle fanciulle continua a basarsi essenzialmente su precetti morali e verità religiose, inizia a farsi strada l’idea che una maggiore istruzione femminile possa essere funzionale al buon andamento della casa, della famiglia e della società in generale.
Nella seconda metà del XVIII secolo, soprattutto nelle classi altoborghesi, si apre la possibilità per le donne di usufruire di percorsi formativi più aperti. In particolar modo l’esercizio della lettura privata consente alle giovani di sviluppare abilità e apprendere saperi in modo autonomo, pur sotto l’occhio vigile dei familiari o degli educatori. Un’autentica novità, perché in precedenza la lettura femminile era sempre stata concepita in funzione strettamente morale, mai come strumento di acculturazione o riflessione personale: le opere devote, ricche di modelli femminili virtuosi, dovevano, infatti, garantire alle lettrici una formazione spirituale positiva. Rimase presente a lungo, tuttavia, l’idea della "pericolosità" della lettura femminile, considerata momento di svago o di immaginazione, in sostanza tempo sottratto agli obblighi domestici.

Jean Jean-Baptiste-Siméon Chardin, La maestrina (1740 ca.), National Gallery, London.
Una ragazza adolescente insegna a leggere a un bambino (non possiamo capire se maschio o
femmina neanche dall’acconciatura, dato che indossa un curioso caschetto "paracolpi").
Mentre lo sguardo del piccolo mette a fuoco la parola indicata dal punteruolo, l’espressione
pur affettuosa della "maestrina" – forse la sorella maggiore - tradisce una leggera irritazione
per la lentezza dei progressi…


© 2013 De Agostini Scuola