
Jean-Marc Nattier, Isabella di Borbone, Infanta di Parma (1749), Museo nazionale, Versailles
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Utilizzato fin dall’antichità dagli uomini, il grembiule è nato come protezione e non come indumento. Fabbri, calzolai, falegnami, conciatori usavano grembiuli di cuoio durante le attività lavorative più pericolose.
Se le domestiche già nel Medioevo indossavano bianchi grembiuli di tela, le padrone di casa iniziarono ad abbigliarsi con questo indumento solo dal XVII secolo sempre in funzione protettiva, ma con l’intento di salvaguardare non il proprio corpo ma l’abito - di norma l’unico che possedevano - costoso e difficile da pulire se si fosse sporcato durante le faccende domestiche.
Dovendo adattarsi a molteplici usi durante la loro attività, il grembiule abbandonò la pesantezza e la rigidità originale per diventare più morbido, confortevole e soprattutto capace di consentire la più ampia libertà nei movimenti.
Realizzato in varie lunghezze, era facile da lavare e poteva essere utilizzato indifferentemente in casa per proteggersi dalla polvere, in cucina come "guanto da forno" o per raccogliervi e trasportare le cose: uova, frutta, verdura, legna, fiori recisi…
In breve tempo il grembiule divenne il simbolo dell’operosità femminile e - con i dovuti abbellimenti e realizzato in materiali più preziosi del semplice cotone o del lino - conquistò il suo posto come capo di vestiario nel guardaroba di tutte le donne, borghesi o nobili, che vollero così evidenziare il loro ruolo di "donna di casa" (nel Petit Trianon della Reggia di Versailles la regina Maria Antonietta giocava a mungere le mucche e fare il burro indossando un grembiule di seta!).
L’Ottocento vide un vero e proprio boom del grembiule, insostituibile "utensile" per le mogli dei coloni nelle Americhe come per le donne europee durante la rivoluzione industriale.
Nel XX secolo l’uso del grembiule conobbe alterne fortune: diventato col tempo una sorta di divisa della casalinga "di professione" venne criticato del Femminismo perché giudicato simbolo della donna sottomessa.
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