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Torna indietro... LA GESTIONE DELLA CASA


Jean-Baptiste-Siméon Chardin,
La Mère laborieuse (1740 ca.), Musée du Louvre, Paris
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In ogni paese europeo le donne non hanno mai goduto, fino alla rivoluzione francese, degli stessi diritti degli uomini: fino al matrimonio erano obbligate a obbedire al padre; dopo le nozze passavano sotto l’autorità del marito. In sostanza le donne potevano solo essere "figlie" o "mogli" di un uomo, e non persone autonome e indipendenti. Le conseguenze di questa legislazione gravavano sulla vita di tutte le donne: raramente potevano, infatti, amministrare i propri averi, che erano gestiti dai padri, dai mariti o, in mancanza di questi, dai fratelli o da altri parenti maschi. Solo in alcuni paesi europei le donne potevano condurre un’attività in proprio e far parte di una associazione di categoria. Tuttavia, fra le classi meno agiate si è sempre tollerato che le donne oltre a occuparsi della casa e dei figli lavorassero presso terzi come lavandaie, bambinaie, domestiche, cucitrici… Ci si aspettava, infatti, che le donne del popolo si mantenessero da sole, sia prima sia dopo il matrimonio.
Il ruolo della donna si svolgeva comunque in famiglia. Se il marito era tenuto a garantirne il sostentamento, la moglie doveva imparare le virtù della buona padrona di casa, mostrandosi sempre laboriosa e obbediente. Ovvio quindi che la sua educazione fosse incentrata sull’accudimento della famiglia - che in passato era molto allargata comprendendo oltre il marito e i figli, eventuali parenti, i servi, i domestici, la balia, il cocchiere… - e della casa che avrebbe gestito dopo il matrimonio.
Dal Seicento al Settecento l’età matrimoniale si alzò lievemente e ciò ridusse un poco le dimensioni delle famiglie. Nelle classi agiate ogni donna aveva in media quattro o cinque figli, dei quali solo due o tre raggiungevano l’età adulta. La donna era responsabile anche della salute dei familiari, che di norma curava personalmente. Se la moglie era di alto ceto aveva il raro privilegio di non conoscere il lavoro fisico - affidato dalle domestiche - sul quale però era tenuta a svolgere un’attenta vigilanza. Alle necessità della casa, invece, la donna borghese si applicava personalmente, e non solo in funzione organizzativa e di sorveglianza.
Alle bambine erano riservate di preferenza conoscenze pratiche: abituate a contenere l’esuberanza infantile, imparavano presto a cucire, ricamare (ma anche a rammendare) e soprattutto a non restare mai "con le mani in mano" aiutando la madre nella cura dei fratellini.



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