Sed posuere consectetur est at lobortis. Aenean eu leo quam. Pellentesque ornare sem lacinia quam venenatis vestibulum.

Che cos'è lo sviluppo umano?

All'origine dell'idea di sviluppo

Nella seconda metà del Novecento i temi della crescita e dello sviluppo sono stati oggetto di molte riflessioni, analisi e conferenze.

Nei primi anni Settanta, molti studiosi cominciano a separare il concetto di sviluppo da quello di crescita economica: la crescita economica non produce sempre il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, né riduce la povertà e le disuguaglianze.

Al centro di qualsiasi progetto di sviluppo vanno collocati l’uomo e i suoi bisogni fondamentali, i cosiddetti basic needs.

Continua...

Sviluppo e libertà

A metà degli anni Ottanta, la teoria dei bisogni fondamentali viene gradualmente rivista. I beni, così come il reddito, sono un mezzo per raggiungere il benessere ma non sono, di per sé, il benessere.

Per valutare il benessere degli individui e lo sviluppo dei Paesi bisogna considerare le opportunità concrete che una persona ha di realizzare ciò che desidera: a che cosa serve possedere dei beni se si vive in un Paese che nega libertà di pensiero e di espressione, che discrimina donne od omosessuali, che emargina etnie o religioni diverse da quelle prevalenti?

Lo sviluppo, inteso come potenziamento ed espansione delle capacità umane, non può quindi esistere se non c’è libertà.

Continua...

Lo sviluppo umano e i suoi quattro pilastri

Nel 1990, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) ha dato questa definizione di sviluppo umano: «un processo di ampliamento delle possibilità umane che consente agli individui di godere di una vita lunga e sana, di essere istruiti e di avere accesso a un livello di reddito tale da garantire uno standard di vita dignitoso».

Il concetto di sviluppo umano poggia su quattro pilastri:

  • l’uguaglianza, perché lo sviluppo umano consiste in un ampliamento delle opportunità a beneficio di ogni essere umano;
  • la partecipazione, perché le persone devono essere coinvolte nei processi economici, sociali, culturali e politici attivati per promuovere lo sviluppo. Qualsiasi meccanismo di esclusione rappresenta un ostacolo allo sviluppo umano;
  • la sostenibilità, perché l’ampliamento delle opportunità e delle scelte deve essere garantito nel tempo, alle generazioni presenti e a quelle future;
  • la produttività, perché ogni individuo deve avere la possibilità di partecipare al processo di crescita economica.

Continua...

Le tre dimensioni dello sviluppo umano

Per valutare il livello di sviluppo umano raggiunto dai vari Paesi, l’economista pakistano Mahbub ul-Haq elaborò l’Indice di Sviluppo Umano (ISU o HDI dall’inglese Human Development Index), utilizzato dal 1990 nei rapporti annuali dell’UNDP con diverse modalità di calcolo.

Lo sviluppo umano di un Paese si valuta in base a tre dimensioni che riguardano la sua popolazione: longevità (cioè la capacità di vivere a lungo e in buona salute), conoscenza, accesso alle risorse.

  • La longevità è indicativa delle condizioni di vita materiale come l’alimentazione, la sanità, l’accesso ai servizi di base.
  • La conoscenza esprime la capacità dell’individuo di comunicare, di accedere all’informazione, di partecipare alla vita della comunità.
  • L’accesso alle risorse indica la possibilità di avere uno standard di vita dignitoso.

Continua...

Dalle dimensioni agli indicatori

Le tre dimensioni dello sviluppo vengono misurate dai seguenti indicatori:

  • la longevità viene calcolata dalla speranza di vita alla nascita (in anni);
  • la conoscenza viene misurata con l’indice di istruzione, costituito dalla durata media della scolarizzazione e dall’aspettativa della vita scolastica (in anni);
  • l’accesso alle risorse viene misurato attraverso il reddito pro capite, espresso in dollari USA a parità di potere d'acquisto.

Continua...

Dagli indicatori all'indice

Dai tre indicatori si ricava l’Indice di Sviluppo Umano, con valori in millesimi compresi tra 1 (piena realizzazione delle tre dimensioni) e 0 (nessun risultato in termini di sviluppo umano). Grazie ai progressi compiuti, la media mondiale dell’ISU è cresciuta da 0,600 nel 1990 a 0,702 nel 2014.

L’UNDP classifica i Paesi del mondo in quattro gruppi secondo il quartile di appartenenza:

  • sviluppo umano molto alto (su un totale di 187 Paesi esaminati, i primi 49)
  • sviluppo umano alto (dal 50° al 102°)
  • sviluppo umano medio (dal 103° al 144°)
  • sviluppo umano basso (dal 145° al 187°)

Nel 2014, le 10 nazioni con l’ISU più alto appartenevano a tutti i continenti, tranne l’Africa; invece le 10 nazioni con l’ISU più basso si trovavano tutte nell’Africa subsahariana.

La dimensione sociale

La speranza di vita

La speranza di vita alla nascita, cioè il numero di anni che un neonato può sperare di vivere se il tasso di mortalità si mantiene costante per tutta la sua vita, rispecchia lo stato sociale, ambientale e sanitario in cui vive una popolazione.

Nel mondo la speranza di vita media è di 71 anni. La differenza tra i Paesi in cui si vive più a lungo (Giappone, Italia, Francia) e quelli in cui la vita è più breve, quasi tutti situati in Africa, è di oltre 30 anni: supera gli 80 anni nei primi, mentre è inferiore ai 50 anni nei secondi.

Negli ultimi decenni, la speranza di vita è aumentata quasi ovunque grazie soprattutto alla riduzione del tasso di mortalità infantile. Dal 1990 al 2011, il numero di bambini sotto i 5 anni morti per malattie curabili e cause prevenibili si è pressoché dimezzato.

Continua...

L'istruzione

Lo studio e la conoscenza sono alla base della crescita umana, sociale ed economica degli Stati e dei singoli individui.

Per misurare il livello di istruzione, l’UNDP fino a pochi anni fa usava il tasso di alfabetizzazione, cioè la percentuale di persone con più di 15 anni in grado di leggere e scrivere.

Oggi invece utilizza l’indice combinato dell’istruzione che considera:

  1. gli anni medi di istruzione nella popolazione con più di 25 anni (tabelle 1 e 2);
  2. gli anni di scuola che un bambino può attendersi con i tassi di scolarizzazione attuali
    (tabelle 3 e 4).

Negli ultimi cinquant’anni la domanda di istruzione è cresciuta in tutti i Paesi e il numero di analfabeti è diminuito quasi ovunque. Tuttavia, nel mondo ci sono ancora più di 700 milioni di giovani e adulti analfabeti, tre quarti dei quali si concentrano in una decina di Paesi.

La dimensione economica

Il PIL pro capite PPA

Il Prodotto Interno Lordo (PIL), in inglese Gross Domestic Product (GDP), è il valore dei beni e dei servizi prodotti all’interno di un Paese nel corso di un certo intervallo di tempo (generalmente un anno) e destinati al consumo, agli investimenti pubblici e privati e alle esportazioni. Per misurare il benessere economico delle popolazioni, il PIL di uno Stato viene diviso per il numero dei suoi abitanti: si ottiene così il PIL pro capite.

Perché questo indicatore sia significativo nei confronti internazionali, si utilizza il PIL pro capite espresso in dollari USA a parità di potere di acquisto (PPA, in inglese Purchasing Power Parity, PPP): il PIL, espresso nella valuta nazionale, viene convertito in una moneta internazionale, come il dollaro, applicando però non il tasso di cambio ufficiale, ma un tasso di cambio che tiene conto del potere d’acquisto, quindi del costo della vita di ogni singolo Paese.

Continua...

La crescita del reddito nel mondo

Il reddito pro capite del mondo continua a crescere e il merito va attribuito soprattutto ad alcuni Paesi emergenti come Brasile, Cina e India. Negli ultimi decenni alcune di queste economie hanno visto aumentare il loro PIL pro capite, seppure da livelli bassi, di oltre il 70%.

Il divario tra i Paesi più ricchi e quelli più poveri resta pressoché invariato e i valori medi riportati nella tabella non mettono in luce l’enorme distanza tra i primi e gli ultimi della classifica:
tra i 98.814 $ del Qatar e i 648 $ della Repubblica Democratica del Congo.

Esercitazione guidata

Come si misura lo sviluppo umano?

Per calcolare l’Indice di Sviluppo Umano è necessario procedere in primo luogo alla “normalizzazione” delle unità di misura con cui sono espressi i tre indicatori, cioè gli anni della speranza di vita e dell’istruzione e i dollari del PIL pro capite PPA.

Per farlo si utilizzano i valori minimi e massimi di riferimento stabiliti dall’UNDP e la seguente formula:

Indice x=
(Valore effettivo misurato nel Paese)-(valore min di riferimento)
-------------------------------------------------------------------------
(valore max di riferimento)-(valore min di riferimento)

Continua...

Facciamo un esempio:

La speranza di vita dell’Italia è pari a 82 anni, mentre i valori minimi e massimi di riferimento sono 20 e 83,6

Indice speranza di vita in Italia=
82 - 20
----------- = 0,975
83,6 - 20

Il valore ottenuto, inserito all’interno di una scala che va da zero a uno, ci dice che la popolazione italiana gode di una longevità elevata. Al contrario, un valore vicino a zero significa che il Paese ha una speranza di vita prossima o uguale al valore minimo di riferimento.

Continua...

Esercitazione guidata: che cosa ci dicono i dati?

In questa esercitazione puoi lavorare con i dati che riguardano la classifica e i valori dell’Indice di Sviluppo Umano e scoprire come funzionano gli “strumenti” della sezione Usiamo i dati: la carta tematica e i grafici. I dati che utilizziamo in questa esercitazione riguardano il 2000 e il 2015 (nella carta e nel grafico sono disponibili anche quelli dei trienni intermedi).

Continua...

I Paesi che aprono e chiudono la classifica ISU

© 2014 De Agostini Scuola SpA, Novara - Tutti i diritti riservati - Aggiornamento: 2016.
Credits